Durante un recente (e delirante) weekend romano col Cinghia il nostro carissimo amico Massimo er gladiatore ci ha proposto questo ripescone (il progetto è del 2006) che mi ha incuriosito.
A me generalmente le serie Tv non piacciono, dopo un pò mi annoiano e finisco inevitabilmente per mollarle dopo la seconda puntata. Invece Buttafuori - scritta da Mattia Torre, lo stesso di Boris, con Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, che firma la regia, prodotto da Wilder per il Nucleo produttivo satira di Rai3 - non mi ha asciugato subito e mi ha fatto ridere un bel pò.
Forse proprio perchè non è una vera sit- com, piuttosto una striscia di mini-racconti satirici (realizzata con la tecnica del "piano sequenza", cioè con scene girate a camera fissa e in un’unica ripresa).
I protagonisti sono una coppia di buttafuori che lavorano all'ingresso della discoteca Ufo, interpretati da Valerio Mastandrea (Cianca) e Marco Giallini (Sergio, ma si fa chiamare Sergej). Ingessati nei loro completi scuri, sguardo disincantato di chi ne ha viste tante, ingenui e un po' sognatori, Cianca e Sergej hanno come interlocutrice privilegiata la cubista colta (Chiara Gensini), studentessa di filosofia che per pagarsi gli studi lavora in discoteca; poi c'è il boss, il proprietario del locale che non si vede mai, un barista lento, un dee jay capovolto e il popolo della notte che si alterna agli anziani di pomeriggio.
"La notte gira un sacco di gente strana" dice Mastandrea "c'è più tempo per pensare e i nostri eroi di tempo ne hanno parecchio. Non sono intelligentissimi, ma affrontano grandi temi, cercano di rispondere ai quesiti della vita".
Buttafuori racconta un mondo che Mastandrea conosce un po'. "Ma sì, il locale potrebbe essere uno di quelli al centro storico a Roma, dove capita un po' di tutto e dove passa il mondo. Con Marco c'è un grande feeling, siamo amici, ci siamo divertiti come pazzi, infatti certe situazioni comiche che si sono create girando, ce le siamo inventate lì per lì. Da spettatore è quello che vorrei vedere in Tv. Abbiamo caratteri diversi: Marco ha più esperienza ma è anche più fragile, mentre il mio personaggio è più esuberante ma tiene i piedi per terra. È forte l'idea di fondo, dividere la gente tra quelli che devono entrare o restare fuori, in base alle "belle facce".
In fondo i buttafuori applicano i criteri di questa (deprimente) società: apparire, decidere, giudicare. O no?
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